13.10.07

Elio Marcuzzo: l'attore che odiava il fascismo.


Nel nuovo volume di Giampaolo Pansa 'I gendarmi della memoria', un intero capitolo è dedicato ad Elio Marcuzzo, noto attore cinematografico trevigiano, ucciso dai partigiani presso la cartiera di Mignagola di Cartonerà, in provincia di Treviso. Marcuzzo, protagonista di oltre 14 film, raggiunse l'apice del successo recitando la parte dello 'Spagnolo' nel capolavoro neorealista 'Ossessione' di Luchino Visconti. Tornato nella Marca dopo l'8 settembre per stare vicino ai genitori sfollati, nonostante la nota fede antifascista, fu prelevato con il fratello la sera del 20 aprile 1945 con l'accusa di essere una spia, impiccato e sepolto vivo.

"Altro che un tragico errore. Un tragico orrore!". A commentare così le parole di Pietro Ingrao, andate in onda qualche tempo fa durante una trasmissione radiofonica, è la signora Rina Marcuzzo, sorella di Armando ed Elio, i protagonisti di un capitolo del nuovo volume di Giampaolo Pansa. Cosa aveva detto Ingrao ad 'Hollywood Party', programma di critica cinematografica in onda quotidianamente su RadioTre, rispondendo alle domande di Tatti Sanguineti? Testualmente: "Dopo la guerra sono rimasto colpito dalla morte di Elio Marcuzzo. Un tragico errore. Una storia per me amarissima e triste. Elio condivideva le nostre speranze ed il nostro odio per il fascismo".

Quando chiediamo alla signora Rina di ripercorrere le vicende del fratello, inizialmente è titubante, si informa, chiede chi siamo, ma, una volta spiegate le nostre intenzioni, si abbandona ad un racconto atroce e toccante. "Sono nata il 18 marzo del 1921 a Treviso. A casa stavamo bene: papà lavorava nel commercio. Eravamo quattro fratelli: Jole, la maggiore, del '15, Elio del '17, io del '21 e Armando del '22. I miei ci tenevano molto alla nostra istruzione ed infatti abbiamo tutti studiato. Io mi sono diplomata alle magistrali, poi ho frequentato l'università di lettere ad Urbino, laureandomi e dedicandomi all'insegnamento qui a Treviso". Papà Guido Antonio e mamma Novella mirano a fare dei figli degli ottimi professionisti ma uno dei quattro pare non prediligere i percorsi tradizionali. Continua Rina: "Elio frequentava il liceo classico presso il Collegio Pio X di Treviso. Era bravissimo, spiccava per intelligenza e rapidità d'apprendimento, ma aveva un pallino: il cinema. Un giorno, all'inizio della terza liceo, rincasò dicendo a mio padre di non voler più continuare gli studi. Desiderava, partire per Roma e tentare l'avventura cinematografica. Papà fu irremovibile: prima il diploma. Elio lo prese in due mesi da privatista. L'estate dopo ero in vacanza a Maniago con mia cugina, lei compra il giornale e cosa vedo? La foto di mio fratello con la grande attrice Elena Zareschi". Elio a Roma fa strada. Frequenta il Centro sperimentale di cinematografia, conosce Pietro Ingrao, Gianni Puccini, Giuseppe De Santis. Alle numerose ammiratrici trevigiane confida di prendere 500 lire al giorno, il corrispettivo di un normale stipendio mensile. Nel 1937 debutta ne 'II feroce saladino' di Mario Bonnard. Al suo fianco un altro giovane di belle speranze. Si chiama Alberto Sordi. Recita poi con Fosco Giachetti e Luisa Fenda in 'Nozze di sangue' di Goffredo Alessandrini.

Nel 1942 la svolta che lo immortalerà nella storia del cinema. Un giovane regista, Luchino Visconti, gli affida la parte dello 'Spagnolo', un indecifrabile venditore ambulante dai contorni vagamente anarchici, in 'Ossessione', capolavoro del neorealismo che ha per protagonisti Clara Calamai, Massimo Girotti e Juan De Landa. Rina ricorda i giorni delle riprese a Ferrara. "Visconti non era per nulla cordiale, molto riservato. Lo sguardo sempre celato da un paio di occhialoni neri". La vita sorride ad Elio ma la storia gli cammina tragicamente accanto. Con l'8 settembre lascia set e cineprese per tornare a Treviso dai suoi. Un regista amico, Karl Koch, lo chiama a Berlino per 'Tosca'. Nella capitale del Reich, colpita da furiosi bombardamenti, Elio rischia di perdere la vita sotto le bombe ma riesce a far liberare il medico trevigiano Giovanni Cottin, prigioniero dei tedeschi.

Anche in Italia si bombarda. La famiglia Marcuzzo è sfollata a Cavriè, frazione di San Biagio di Callalta, presso una scuola. I genitori sono anziani e provati dalla guerra. Elio non se la sente di lasciarli soli e rimpatria. È antifascista convinto. Quando la sorella gli comunica di voler sposare un giovane repubblichino, lui lo prende in disparte e lo avvisa: «Tu non ti sposi in divisa. Pagliacci in famiglia non ne voglio!». I due convolano a nozze il 16 aprile del 1945. La guerra civile imperversa nel trevigiano, ma Elio si sente al sicuro. Lo ripete spesso alla madre: «Non ho mai fatto niente a nessuno...». Ma quel giovane divo del cinema fascista, appena tornato dalla Germania, è sospetto all'occhio dei partigiani. C'è un brutto presagio. Un agricoltore di San Biagio, tale Silvio Cadonà, detto «Senna», un giorno lo avvicina con strane parole «Eh bel moretto, ti vedarà, te faremo passar un bel quarto d'ora». Elio non ci fa più di tanto caso. Qualcuno lo convoca in un ufficio a tradurre qualche documento dal tedesco. È una trappola: la prova che l'attore è una spia. Gli eventi precipitano. La voce di Rina è rotta dall'emozione: «Nella scuola una mattina capita un mio compagno d'università, Attilio Scardala, dicendomi di aver sognato un mio bacio. Faceva però troppe domande su Elio. La mattina del 20 io sono partita per Torino, dove mio marito prestava servizio».

La sera stessa Elio sta cenando con riso al latte, il suo piatto preferito. Entrano due fascisti. Chiedono di lui e del fratello Armando. Elio si preoccupa e getta di nascosto sul fuoco le due tessere partigiane che possedeva. Gli sarà fatale. I due sono partigiani travestiti che lo trasferiscono presso la cartiera di Mignagola di Garbonera, dove imperversa tal Gino Simionato, nome di combattimento «Falco», noto per aver ucciso a randellate 34 collaborazionisti. I fratelli Marcuzzo vengono impiccati ad una trave, lasciati penzolare per un po' e sepolti vivi abbracciati. A giugno, un contadino insospettito dal cattivo odore proveniente da un campo, li rinviene. Sono riconosciuti da una domestica ed oggi riposano al cimitero di Treviso. Conclude amaramente Rina: "Nessun attore, nessun regista si è mai fatto vivo. Nemmeno una telefonata. L'unica consolazione per mia madre una domanda del vescovo di Treviso: - Signora preferirebbe essere la mamma degli assassini?" Poi le parole tardive di Ingrao... Un tragico orrore.

Alessandro Tortato


'Corriere della Sera' - Corriere di Verona, 13.10.2007.

[www.corriere.it]


Nel riproporre questo bell'articolo che rappresenta un chiaro e dovuto omaggio alla memoria di Elio, vorremmo sommessamente precisare che, personalmente, teniamo in grande considerazione Pietro Ingrao e siamo certi che il dolore vissuto in privato da lui e da altri per la scomparsa di Elio, pur nel tempestoso periodo del dopoguerra, sia stato autentico e niente affatto 'tardivo'. La stima che legava Visconti a Elio Marcuzzo è stata sincera e profonda. L'articolo ricorda la partecipazione di Elio Marcuzzo a 'Tosca', un film alla cui preparazione Visconti lavorò fin dall'inizio collaborando sia con Jean Renoir che con Karl Koch. Con tutto l'affetto vorremmo inoltre ricordare alla signora Rina, sorella di Elio, e all'amico Alessandro, estensore dell'articolo, che le riprese di 'Ossessione' furono problematiche per molti aspetti. Tutti 'aspetti' che dovevano essere gestiti da un regista debuttante al suo primo film. Forse sull'atteggiamento di Visconti ("per nulla cordiale, molto riservato") avranno influito anche motivi d'ordine personale, dai quali, come capita ad ognuno, poteva essere comprensibilmente preso. Inoltre, durante le riprese del film, a Visconti arrivò la notizia che il fratello Guido, ufficiale dei paracadutisti, era morto sul fronte africano. Davvero una triste guerra.

[LaRedazione]


[Nella foto: Massimo Girotti e Elio Marcuzzo in 'Ossessione']