2.2.09

'Wgaw Award' a Suso Cecchi d'Amico

Da Los Angeles giunge la notizia che l'associazione degli sceneggiatori statunitensi della 'Writer's Guild of American West' ha assegnato il premio 'Jean Renoir' a Suso Cecchi d'Amico. L'assegnazione del prestigioso premio, prevista per il 7 febbraio all'Hotel Plaza di Los Angeles, avverrà invece a Roma nel corso delle prossime settimane. Ciò in considerazione di esigenze personali del Maestro che avrebbero reso impossibile la sua presenza a Los Angeles nel giorno della premiazione. Nella motivazione del Premio si ricordano gli oltre cento film scritti da Suso Cecchi d'Amico in oltre sessant'anni di attività (da 'Mio figlio professore' nel 1946 fino ai più recenti come 'Le rose del deserto', passando naturalmente attraverso le grandi collaborazioni viscontiane). Il presidente della 'Writer's Guild of American West', Robert Towne, commentando l'assegnazione del premio ha affermato: "Anche se Suso ha sempre parlato di sé come di un artigiano, e non un artista, spero che questo premio le faccia cambiare idea". Un'artista grande, ci permettiamo di aggiungere. E un premio, questo, che crediamo contribuisca a dare il senso esatto di cosa il lavoro di Suso Cecchi d'Amico rappresenti nella storia del cinema e della cultura per uomini e donne di ogni parte del mondo. Caro Maestro, ai tanti messaggi di auguri che sta ricevendo e riceverà nei prossimi giorni uniamo, con l'affetto che può immaginare, anche gli auguri del 'Chinacci'.

13.1.09

Ancora in gioco

A 'L'eredità', il 'game - show' di Rai Uno, per la seconda volta in due giorni, si torna a chiamare simpaticamente in gioco Luchino Visconti. Questa volta durante il gioco cosiddetto della 'scossa'. In un elenco di nove nomi che oltre al Maestro comprendeva tra gli altri Giovanni Verga ed Ernesto Guevara De La Serna, era necessario individuare l'unico che non avesse ascendenze aristocratiche. Per la cronaca, era Gabriele D'Annunzio. Il conduttore, i concorrenti e gli autori del programma sappiano di essere ormai nostri soci onorari.


[Nelle foto, Carlo Conti]

12.1.09

Luchino Visconti? Fa parte del gioco

Oggi su 'Rai Uno', nel corso della trasmissione 'L'eredità' condotta da Carlo Conti, si è parlato brevemente di Luchino Visconti. Il Maestro è stato citato durante il gioco del 'domino'. In una lunga lista di parole tra le quali trovare nessi logici, erano inserite 'bellissima', 'conte' e 'Visconti'. Il primo concorrente ha collegato subito 'Bellissima' a 'Visconti', la seconda concorrente ha collegato 'Visconti' a 'conte' mentre il conduttore si mostrava informatissimo confermando 'infatti Luchino Visconti era conte di Lonate Pozzolo'. Complimenti a tutti. Una piccola cosa ma molto simpatica. Il programma, giunto quest'anno alla settima edizione, è prodotto dalla Rai in collaborazione con 'Magnolia Spa' e gode tradizionalmente di ottimi ascolti. Tra gli autori, oltre al conduttore Carlo Conti, figurano Mario D’Amico, Emanuele Giovannini, Umberto Sebastiano e Leopoldo Siano. La regia è di Maurizio Pagnussat.

15.12.08

Un'intervista con Christian De Sica

Ogni giorno che mi sveglio, mi guardo intorno ringraziando Dio per la fortuna che ho avuto in questi anni: il mio lavoro è la mia vita. Recitare è tutto. Ho cominciato a 18 anni con Roberto Rossellini e poi ho continuato facendo lo showman, il teatro, la televisione e i film di Natale. Credo di essere un saltimbanco che deve fare tutto, come gli attori di una volta che sapevano cantare, ballare e recitare. Quando non mi riuscirò più a tenere in piedi, spero di poter insegnare questo mestiere ai giovani. E' giusto che le cose vadano così e possa restituire quello che ho avuto: sono un uomo fortunato, perché vengo pagato per giocare.

Quanto conta la passione, oggi?

E' tutto, ma in qualsiasi lavoro: gli attori si stancano come le persone che fanno altro. Io, invece, penso che sia importante potere sempre riuscire a meravigliarsi. Quando sei disincantato, da un lato ti avvicini alla morte e dall'altro ti allontani dalla realtà. Il segreto per andare avanti è essere sempre entusiasti. Bisogna vivere nel presente e non nel passato: la memoria, nel nostro caso, non aiuta. L'esperienza è la cosa peggiore nel nostro mestiere.

Una considerazione maturata negli anni?

Veramente per la prima volta me lo ha comunicato Ingrid Bergman quando ero fidanzato con sua figlia; un giorno mi ha detto: "Per essere giovani non bisogna avere memoria e bisogna vivere il presente". E' necessario girare, guardarsi intorno, capire cosa c'è nell'aria. Una volta Visconti disse a mio padre: "Vittorio, siamo troppo chiusi nei nostri salotti, non potremmo fare più i film che abbiamo fatto".

Qual'è la differenza tra il cinema di suo padre e quello di oggi?

'Umberto D.' inizia con lo sciopero dei pensionati, segno che alcune cose non cambiano, anzi, peggiorano. L'Italia di allora era più provinciale ma anche molto ottimista. Oggi quell'ottimismo di ieri non c'è più. Una volta l'Italia era un paese aristocratico, mentre oggi è una nazione cafona. Il cinema di mio padre era fondato sulla bontà e sulla pietas: la cosa più difficile che ci sia.

Al cinema, oltre alle commedie di Natale pensa di affrontare progetti diversi?

Prossimamente interpreterò dei film drammatici: speriamo che me li lascino fare. I cinepanettoni hanno decretato il mio successo e la notorietà. Adesso il problema è trovare il tempo per fare anche altro. Ho ricevuto delle offerte concrete da Domenico Procacci e da Pupi Avati che intendo accettare.
Intervista di Marco Spagnoli

'Christian De Sica - Sono un saltimbanco in quest'Italia cafona che rimpiange papà'.

dnews, 15.12.2008

[http://www.dnews.eu]
[Nella foto, Christian De Sica]

20.10.08

Visconti - Scritti, film, star e immagini

E' in uscita 'Visconti - Scritti, film, star, immagini', un volume edito da Electa e curato da Marianne Schneider e Lothar Schirmer. Il libro è, in pratica, l'edizione italiana di 'Visconti - Ein leben in bildern' apparso in Germania nel 2006 per i tipi della Schirmer - Mosel di Monaco. Per scelta dei curatori di questa monografia si è voluto lasciare allo stesso Visconti il ruolo di guidare il lettore attraverso un fitto ma agile intreccio di scritti autobiografici e teorici sul teatro, sul cinema e sui suoi rapporti con gli attori. Molto ricco il repertorio fotografico.

'Visconti', Electa, Milano, 2008.

[www.electaweb.it]

8.2.08

Visconti (e) il contemporaneo.


Visconti (e) il contemporaneo. Un evento che intende caratterizzarsi come una prima, approfondita riflessione critica sulle dinamiche legate alla diffusione della mito viscontiano nell’ambito del sistema delle arti e della cultura contemporanea.

Artisti italiani e stranieri esporranno opere – installazioni, video, pitture, performance - ispirate all’iconologia ed all’estetica di Luchino Visconti, regista che ha saputo amalgamare e stratificare i linguaggi degli altri media nello specifico del mezzo cinematografico.

La prima parte dell’esposizione è dedicata proprio alla complessa personalità artistica di Visconti. Il percorso, che evidenzia gli aspetti peculiari dell’intera sua opera cinematografica, pur esaltando il profilo artistico e culturale del regista, enfatizza la consistenza del mito viscontiano nel mondo contemporaneo. La prima parte della mostra, pur manifestamente improntata alla documentalità (saranno proposte immagini-icone tratte dai film come documenti visivi collegati alla vita del maestro), si rappresenta come una vera e propria installazione multimediale entro la quale la soggettività del visitatore, sebbene disorientata dalla simultanea proiezione di diversi filmati su vari tipi di supporti, può conquistare un privilegiato punto di osservazione e di raccolta dei dati interpretativi.

La seconda fase della mostra raccoglie invece le elaborazioni degli artisti invitati ad esporre lavori direttamente derivati da ricerche connesse alle trame ed alle matrici dell’arte viscontiana. Installazioni e performance misurano la densità e la vischiosità dell’attualità di alcuni tratti mitici del discorso viscontiano sulla storia e sull’uomo mentre altre opere riattualizzano le parti più composite di quella estetica costituita da profonde orditure letterarie e da solide trame musicali e artistiche.

La mostra è promossa ed organizzata da "Ischia Prospettiva Arte" con il sostegno del Sindaco e dell'Assessorato alla cultura del comune di Napoli, la collaborazione della Fondazione La Colombaia di Luchino Visconti, della Regione Campania e della Provincia di Napoli. Il catalogo è edito dall'associazione culturale "Ischia Prospettiva Arte".

[Servizio Patrimonio Artistico e Museale Piazza Municipio]
[Orario: dal lunedì al sabato dalle 9.00 alle 19.00].
[Informazioni: 081 5510 780 - 081 7957 702].

[http://www.ischiaprospettivaarte.it]

13.10.07

Elio Marcuzzo: l'attore che odiava il fascismo.


Nel nuovo volume di Giampaolo Pansa 'I gendarmi della memoria', un intero capitolo è dedicato ad Elio Marcuzzo, noto attore cinematografico trevigiano, ucciso dai partigiani presso la cartiera di Mignagola di Cartonerà, in provincia di Treviso. Marcuzzo, protagonista di oltre 14 film, raggiunse l'apice del successo recitando la parte dello 'Spagnolo' nel capolavoro neorealista 'Ossessione' di Luchino Visconti. Tornato nella Marca dopo l'8 settembre per stare vicino ai genitori sfollati, nonostante la nota fede antifascista, fu prelevato con il fratello la sera del 20 aprile 1945 con l'accusa di essere una spia, impiccato e sepolto vivo.

"Altro che un tragico errore. Un tragico orrore!". A commentare così le parole di Pietro Ingrao, andate in onda qualche tempo fa durante una trasmissione radiofonica, è la signora Rina Marcuzzo, sorella di Armando ed Elio, i protagonisti di un capitolo del nuovo volume di Giampaolo Pansa. Cosa aveva detto Ingrao ad 'Hollywood Party', programma di critica cinematografica in onda quotidianamente su RadioTre, rispondendo alle domande di Tatti Sanguineti? Testualmente: "Dopo la guerra sono rimasto colpito dalla morte di Elio Marcuzzo. Un tragico errore. Una storia per me amarissima e triste. Elio condivideva le nostre speranze ed il nostro odio per il fascismo".

Quando chiediamo alla signora Rina di ripercorrere le vicende del fratello, inizialmente è titubante, si informa, chiede chi siamo, ma, una volta spiegate le nostre intenzioni, si abbandona ad un racconto atroce e toccante. "Sono nata il 18 marzo del 1921 a Treviso. A casa stavamo bene: papà lavorava nel commercio. Eravamo quattro fratelli: Jole, la maggiore, del '15, Elio del '17, io del '21 e Armando del '22. I miei ci tenevano molto alla nostra istruzione ed infatti abbiamo tutti studiato. Io mi sono diplomata alle magistrali, poi ho frequentato l'università di lettere ad Urbino, laureandomi e dedicandomi all'insegnamento qui a Treviso". Papà Guido Antonio e mamma Novella mirano a fare dei figli degli ottimi professionisti ma uno dei quattro pare non prediligere i percorsi tradizionali. Continua Rina: "Elio frequentava il liceo classico presso il Collegio Pio X di Treviso. Era bravissimo, spiccava per intelligenza e rapidità d'apprendimento, ma aveva un pallino: il cinema. Un giorno, all'inizio della terza liceo, rincasò dicendo a mio padre di non voler più continuare gli studi. Desiderava, partire per Roma e tentare l'avventura cinematografica. Papà fu irremovibile: prima il diploma. Elio lo prese in due mesi da privatista. L'estate dopo ero in vacanza a Maniago con mia cugina, lei compra il giornale e cosa vedo? La foto di mio fratello con la grande attrice Elena Zareschi". Elio a Roma fa strada. Frequenta il Centro sperimentale di cinematografia, conosce Pietro Ingrao, Gianni Puccini, Giuseppe De Santis. Alle numerose ammiratrici trevigiane confida di prendere 500 lire al giorno, il corrispettivo di un normale stipendio mensile. Nel 1937 debutta ne 'II feroce saladino' di Mario Bonnard. Al suo fianco un altro giovane di belle speranze. Si chiama Alberto Sordi. Recita poi con Fosco Giachetti e Luisa Fenda in 'Nozze di sangue' di Goffredo Alessandrini.

Nel 1942 la svolta che lo immortalerà nella storia del cinema. Un giovane regista, Luchino Visconti, gli affida la parte dello 'Spagnolo', un indecifrabile venditore ambulante dai contorni vagamente anarchici, in 'Ossessione', capolavoro del neorealismo che ha per protagonisti Clara Calamai, Massimo Girotti e Juan De Landa. Rina ricorda i giorni delle riprese a Ferrara. "Visconti non era per nulla cordiale, molto riservato. Lo sguardo sempre celato da un paio di occhialoni neri". La vita sorride ad Elio ma la storia gli cammina tragicamente accanto. Con l'8 settembre lascia set e cineprese per tornare a Treviso dai suoi. Un regista amico, Karl Koch, lo chiama a Berlino per 'Tosca'. Nella capitale del Reich, colpita da furiosi bombardamenti, Elio rischia di perdere la vita sotto le bombe ma riesce a far liberare il medico trevigiano Giovanni Cottin, prigioniero dei tedeschi.

Anche in Italia si bombarda. La famiglia Marcuzzo è sfollata a Cavriè, frazione di San Biagio di Callalta, presso una scuola. I genitori sono anziani e provati dalla guerra. Elio non se la sente di lasciarli soli e rimpatria. È antifascista convinto. Quando la sorella gli comunica di voler sposare un giovane repubblichino, lui lo prende in disparte e lo avvisa: «Tu non ti sposi in divisa. Pagliacci in famiglia non ne voglio!». I due convolano a nozze il 16 aprile del 1945. La guerra civile imperversa nel trevigiano, ma Elio si sente al sicuro. Lo ripete spesso alla madre: «Non ho mai fatto niente a nessuno...». Ma quel giovane divo del cinema fascista, appena tornato dalla Germania, è sospetto all'occhio dei partigiani. C'è un brutto presagio. Un agricoltore di San Biagio, tale Silvio Cadonà, detto «Senna», un giorno lo avvicina con strane parole «Eh bel moretto, ti vedarà, te faremo passar un bel quarto d'ora». Elio non ci fa più di tanto caso. Qualcuno lo convoca in un ufficio a tradurre qualche documento dal tedesco. È una trappola: la prova che l'attore è una spia. Gli eventi precipitano. La voce di Rina è rotta dall'emozione: «Nella scuola una mattina capita un mio compagno d'università, Attilio Scardala, dicendomi di aver sognato un mio bacio. Faceva però troppe domande su Elio. La mattina del 20 io sono partita per Torino, dove mio marito prestava servizio».

La sera stessa Elio sta cenando con riso al latte, il suo piatto preferito. Entrano due fascisti. Chiedono di lui e del fratello Armando. Elio si preoccupa e getta di nascosto sul fuoco le due tessere partigiane che possedeva. Gli sarà fatale. I due sono partigiani travestiti che lo trasferiscono presso la cartiera di Mignagola di Garbonera, dove imperversa tal Gino Simionato, nome di combattimento «Falco», noto per aver ucciso a randellate 34 collaborazionisti. I fratelli Marcuzzo vengono impiccati ad una trave, lasciati penzolare per un po' e sepolti vivi abbracciati. A giugno, un contadino insospettito dal cattivo odore proveniente da un campo, li rinviene. Sono riconosciuti da una domestica ed oggi riposano al cimitero di Treviso. Conclude amaramente Rina: "Nessun attore, nessun regista si è mai fatto vivo. Nemmeno una telefonata. L'unica consolazione per mia madre una domanda del vescovo di Treviso: - Signora preferirebbe essere la mamma degli assassini?" Poi le parole tardive di Ingrao... Un tragico orrore.

Alessandro Tortato


'Corriere della Sera' - Corriere di Verona, 13.10.2007.

[www.corriere.it]


Nel riproporre questo bell'articolo che rappresenta un chiaro e dovuto omaggio alla memoria di Elio, vorremmo sommessamente precisare che, personalmente, teniamo in grande considerazione Pietro Ingrao e siamo certi che il dolore vissuto in privato da lui e da altri per la scomparsa di Elio, pur nel tempestoso periodo del dopoguerra, sia stato autentico e niente affatto 'tardivo'. La stima che legava Visconti a Elio Marcuzzo è stata sincera e profonda. L'articolo ricorda la partecipazione di Elio Marcuzzo a 'Tosca', un film alla cui preparazione Visconti lavorò fin dall'inizio collaborando sia con Jean Renoir che con Karl Koch. Con tutto l'affetto vorremmo inoltre ricordare alla signora Rina, sorella di Elio, e all'amico Alessandro, estensore dell'articolo, che le riprese di 'Ossessione' furono problematiche per molti aspetti. Tutti 'aspetti' che dovevano essere gestiti da un regista debuttante al suo primo film. Forse sull'atteggiamento di Visconti ("per nulla cordiale, molto riservato") avranno influito anche motivi d'ordine personale, dai quali, come capita ad ognuno, poteva essere comprensibilmente preso. Inoltre, durante le riprese del film, a Visconti arrivò la notizia che il fratello Guido, ufficiale dei paracadutisti, era morto sul fronte africano. Davvero una triste guerra.

[LaRedazione]


[Nella foto: Massimo Girotti e Elio Marcuzzo in 'Ossessione']